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Vaglio - La leggenda della Torre di Redde

venerdì 25 maggio 2018, di Mauro

La torre di Redde

Una volta, nel bosco di San Clemente, c’era un villaggio che si chiamava Redde e che sorgeva vicino a una torre.

Nel villaggio viveva un uomo molto religioso e buono di nome Jacopo. L’uomo vedeva Redde tetra e triste, allora decise di far costruire una chiesa e di farsi frate, divenendo così Fra Jacopone.
Qualche mese dopo alcuni bambini del villaggio, per ringraziare il frate di aver rallegrato il paese, pensarono di fargli una sorpresa. Ragionarono molto a lungo sul da farsi e alla fine decisero di costruire un pollaio vicino alla chiesa, visto che a Fra Jacopone piacevano molto le galline. Quando il religioso fece rientro dalla benedizione delle case del villaggio e vide quella meraviglia, si mise a saltare di gioia.
Passarono i mesi e le galline finalmente cominciarono a fare le uova. Un giorno Fra Jacopone, entrando nel pollaio, notò un uovo deforme che aveva un forellino all’estremità superiore e subito pensò che le probabilità di sopravvivenza di quel pulcino fossero minime. Il frate rifletté poi su che cosa poteva aver causato quel forellino nell’uovo, ma non trovò alcuna risposta.
Alcuni giorni dopo Fra Jacopone andò nella stia, trovò i resti di quello strano uovo e, non vedendo alcun pulcino lì nei pressi, credette che il pennuto fosse morto. D’un tratto però si accorse che nel pollaio si aggirava uno strano animale con il corpo e, addirittura, la coda da serpente e con delle piccole corna.

Fra Jacopone, pensando che qualcuno conoscesse già questa specie animale, chiamò alcuni paesani per mostrargli quell’essere pauroso, ma nessuno di loro aveva mai visto niente del genere. Allora a Fra Jacopone venne l’idea di consultare degli antichi libri.
In uno di questi trovò le informazioni che facevano al caso suo: “Gallo basilisco: animale raro dalla coda e dal corpo di serpente, che può avere dalle due alle otto zampe, che è dotato di sguardo e fiato mortali e che nasce da uova deformi”.

Quando il monaco ebbe letto la descrizione di quell’animale tornò al pollaio, ma il gallo basilisco era scomparso.
Fra Jacopone con l’aiuto di alcuni abitanti di Redde allora si mise alla ricerca di quel mostruoso essere e infine lo trovò che si abbeverava alla fontana del paese. L’acqua di quella fontana però era imputridita e il gallo basilisco contrasse la peste.
Dopo aver bevuto a quella fonte l’animale si appollaiò sulla cima della torre del villaggio e da lì con il suo sguardo infestato colpiva gli abitanti di Redde, contagiandoli con la peste e quindi provocando la loro morte.

Allora mastro Giovanni Battista, il paesano più anziano di Redde, vista la situazione, andò a cercare aiuto nel vicino paese di Vaglio. Chiamò gli uomini più forti del villaggio e insieme tornarono a Rede per uccidere il gallo basilisco. Arrivati sul posto, questi uomini coraggiosi si arrampicarono sulla torre, ma il gallo basilisco li guardò negli occhi e li fece morire.

Mastro Giovan Battista non si perse d’animo e tornò a Vaglio, ma questa volta convocò gli uomini più saggi perché aveva capito che per uccidere il gallo doveva usare l’astuzia. Una volta giunti a Redde i saggi costruirono un enorme specchio e lo misero vicino alla torre. Uno di loro poi richiamò l’attenzione del gallo basilisco, il quale osservando la sua immagine riflessa nello specchio contagiò se stesso con lo sguardo e morì. Il gallo però prima di essere ucciso aveva immesso la peste anche nell’aria grazie al suo alito e i poveri abitanti di Redde morirono tutti lasciando il paese disabitato così, ben presto, le case abbandonate crollarono. Ancora oggi noi possiamo vedere i resti di queste abitazioni.

Tratto da “Il sentiero raccontato”

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